Deceuninck-QuickStep, pavé e Tour per Bob Jungels: “Cambierà la gestione dello sforzo nelle classiche”
Niente Giro d’Italia 2020 per Bob Jungels. Scottato dall’esperienza di quest’anno, il corridore lussemburghese non si è fatto tentare da un percorso sulla carta molto adatto a lui, preferendo saltare la Corsa Rosa dopo una primavera in cui invece sostanzialmente ripeterà il calendario di quest’anno. Nel suo programma ci sarà invece il Tour de France, nel quale presumibilmente andrà a caccia di tappe più che fare classifica in partenza (anche considerando la presenza di Julian Alaphilippe), pensando chiaramente anche alla partecipazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, nei quali potrà partecipare solamente alla prova in linea (il Lussemburgo non ha posti per la crono).
Convinto di poter combinare le classiche del Nord con le prestazioni in salita, il ciclista della Deceuninck – QuickStep mette comunque in prima linea la primavera, valutando poi successivamente dove potrà arrivare. Il pavé è dunque il suo primo focus stagionale, tanto da voler puntare quest’anno ad aggiungere anche la Parigi – Roubaix al suo programma. “Voglio rifare le stesse classiche del 2019, forse con anche una in più dopo il Giro delle Fiandre – ha spiegato recentemente a Le Quotidien – Poi mi riposerò per poi tornare al Tour pensando alle tappe. Non scarto completamente la generale, ma non voglio fissarmi da subito, pensandoci eventualmente in caso. Fare classifica è possibile a certe condizioni, anche magari perdendo terreno la prima settimana […] Il mio primo obiettivo sono le tappe, ma è anche possibile pensare ad una maglia. Ne parleremo con Julian e vedremo cosa è possibile, anche pensando al Tour che ha fatto quest’anno”.
Confermato dunque sostanzialmente la prima parte del calendario 2019: “So che ripartirò dal Tour Colombia. Poi di nuovo Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne – Bruxelles – Kuurne. Tirreno – Adriatico o Parigi – Nizza, non sappiamo ancora, dipenderà anche da Julian. A seguire le grandi classiche del pavé”. A cambiare sarà tuttavia l’approccio: “Soprattutto nella gestione dello sforzo nelle classiche… Non farò più 75 chilometri da solo… Farne solo 15 e vincere, è meglio. Con la forma che avevo a Kuurne e Harelbeke, penso avrei potuto giocarmi la vittoria al Fiandre, ma ormai non avevo più le gambe”.
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